La Gioconda, una delle opere d'arte più famose al mondo, divenne un'icona dopo essere stata rubata nell'agosto del 1911. L'autore del furto è diventato il più celebre ladro d'arte della storia.
Era la mattina del 22 agosto 1911 quando il pittore Louis Beroud e l'incisore Frederic Laguillermie si erano recati al Louvre, all'epoca chiuso al pubblico tutti i lunedì (oggi è chiuso di martedì), per svolgere il loro lavoro da copisti ma, giunti nella sala, la parete era vuota e il quadro sparito. La polizia francese iniziò immediatamente le indagini, interrogando dapprima un gruppo di operai che il giorno precedente si era fermato a osservare la Monna Lisa e poi Guillame Apollinare e Pablo Picasso, conosciuti per il loro desiderio di svuotare i musei e di riempirli con le loro opere. Si pensò addirittura a un colpo di Stato da parte della Germania, che in quel periodo stava cercando di portare sotto il suo dominio le colonie francesi in Africa. Tuttavia, tutti loro risultarono innocenti. Nonostante la ricompensa dal valore di cinquemila franchi che le autorità avevano offerto a chiunque ne sapesse qualcosa, l'opera sembrava essersi volatilizzata, tutti i giornali parlavano dell'accaduto e il Louvre rimase per ben due anni senza la Gioconda, fino al 1913, anno in cui venne ritrovata a Firenze.
Secondo le ricostruzioni, l'antiquario Alfredo Geri aveva ricevuto una lettera firmata "Vincent Leonard", in cui gli veniva proposto di acquistare la Monna Lisa, a patto che il dipinto restasse in Italia. L'uomo informò subito Giovanni Poggi, il direttore degli Uffizi, e insieme accettarono di incontrare il mittente, che si rivelò essere Vincenzo Peruggia, un imbianchino italiano emigrato in Francia in cerca di una vita meno dura di quella che conduceva nella penisola. Poggi, una volta accertatosi che fosse l'originale, mise al corrente la polizia e il ladro fu arrestato. Durante l'interrogatorio, Peruggia spiegò il suo piano: lavorando al Louvre, sapeva bene come eludere le misure di sicurezza, così, la notte tra il 20 e il 21 agosto 1911, riuscì facilmente a entrare nel museo, si nascose per tutta la notte nello sgabuzzino, alla mattina smontò la teca dell'opera, la prese, l'avvolse nel suo cappotto e uscì indisturbato. Prese un taxi per arrivare a casa, dove chiuse il quadro in un baule che nascose sotto il letto, dove rimase per due anni. L'intento dell'uomo era restituire all'Italia la Gioconda, secondo lui rubata da Napoleone, mentre in realtà fu donata da Leonardo stesso al re di Francia Francesco I. Il processo si svolte nel giugno del 1914 a Firenze. A Peruggia fu riconosciuto l'attenuante di infermità mentale e fu condannato a un anno e sei mesi di prigione. Successivamente la pena fu ridotta a sette mesi, come chiesto a gran voce dai suoi concittadini che lo avevano preso in simpatia e lo ritenevano un eroe (d'altronde si sa, tra italiani e francesi non scorre buon sangue).
E così si conclude la storia del primo grande furto di un opera d'arte da un museo, il colpo del secolo, svoltosi senza l'utilizzo delle armi e senza feriti o morti.
-Alessandra Misenti